Perché (non) guardare “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto”

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La vendetta prevale sul perdono

È a causa della mancanza di perdono che Raffaella, la ricca industriale del nord Italia, sulla sua barca maltratta e umilia Gennarino, marinaio suo sottoposto, per ogni piccola (anche inesistente) defezione nel suo lavoro.

È sempre a causa della mancanza di perdono – che fa spazio allo spirito di vendetta – che lui, sull’isola deserta, maltratta, umilia, insulta, picchia e violenta lei.

Il messaggio che passa allo spettatore è chiaro: “Sta facendo bene, ora lui finalmente si può vendicare di tutti i soprusi subiti!”.

Maschilismo e lotta di classe

La lotta di classe è il contesto principale del film che – a ben vedere – ha il merito di mostrare cosa vi è realmente alla sua origine: la disaffezione all’essere umano. I discorsi sono intrisi di questioni di potere, rivendicazioni e ideologie che nulla hanno a che vedere con quella origine.

Gennarino è un comunista che considera il PCI un partito sacro, che una ricca industriale non deve nemmeno permettersi di nominare. Raffaella, invece, è di quella sinistra liberale, progressista e femminista che reclama il diritto all’aborto, odia i preti e non le interessa nulla dei poveri.

Quando sull’isola deserta la situazione si capovolge, quando tornati allo stato di natura è lui a stare sopra e lei sotto, emerge il peggior maschilismo immaginabile che viene fatto passare allo spettatore come la giusta vendetta della classe operaia contro quella dominante.

Così lei, se vuole sopravvivere e mangiare il pesce che solo lui riesce a procurarsi, deve lavorare sodo ed essere la sua schiava, lavargli le mutande sotto minaccia, chiamarlo non più “Gennarino” ma “Signor Carunchio”, baciare la mano al suo padrone in segno di sottomissione della sua stessa dignità, smettere di insultare e accettare di essere lei insultata e non solo.

Lui cerca anche di violentarla e, quando lei cede e accetta di avere un rapporto sessuale con lui, si vede anche rifiutata perché questo per Gennarino non basta: si deve anche innamorare, deve soffrire e implorare di poter stare con lui.

Cos’è la libertà?

Raffaella, messa alle strette, smette di essere sfacciata e arrogante e diventa una persona umile. Si innamora davvero dell’uomo che la stava maltrattando in tutti i modi, facendo passare un brutto messaggio per gli uomini: per far innamorare una donna devi trattarla male e se la violenti non è poi così grave perché alla fine vedrai che le piace; ma anche per le donne: è l’uomo virile e violento che può farti sentire davvero amata.

In questi passaggi, tuttavia, il film ha anche dei meriti. Da un lato emerge che l’amore non si basa sul semplice fatto di rispettarsi e di vivere insieme nell’agio e nel consumo. Anzi, questa vita appare come ricca di insoddisfazioni che poi vengono sfogate sui poveri sottoposti.

Lei, però, in uno stato di schiavitù scopre dei sentimenti che non viveva nel mondo in cui aveva il potere in mano. Paradossalmente da schiava scopre la libertà che non aveva scoperto da padrona, tanto che non vuole più tornare alla vita di prima.

Scopre una vita in cui la fatica ha un senso e c’è la soddisfazione della conquista. Un mondo in cui – per dirla con Pasolini – i beni necessari rendono necessaria anche la vita, mentre i beni superflui la rendevano superflua. E allora il film apre la questione: cos’è davvero la libertà?

Tra l’altro, una volta sbocciato l’amore, anche la sottomissione smette di apparire tale e smette di essere tale.

L’amore ridotto a sensazione

Ma è vero amore, quello di Gennarino e Raffaella? Ebbene no. Tale forma di attrazione ha un orizzonte chiuso. Lui le dice che deve diventare il suo dio, per lei. Tutto è basato sulle sensazioni, da quelle sessuali a quelle più sentimentali, e quindi sul possesso. Ma le sensazioni degradano e finiscono.

Senza un orizzonte aperto, senza una valenza simbolica, senza un’apertura alla ragione, senza un voler bene autentico all’altro, senza un’affezione al destino dell’altro, senza un’apertura verso l’Alto, anche le sensazioni stesse non potranno nel tempo rinnovarsi perché non accompagnate da verità, ma ridotte a consumo.

Infatti, nonostante le tante promesse, per lei basta tornare nel mondo della civiltà per dimenticare tutto, quando su di lei ripiovono tutte le aspettative che vedrebbero indegna la sua relazione con un povero marinaio meridionale.

Tutto è ridotto a potere

Il film riduce tutto ad una questione di potere, come tipico dell’approccio di sinistra. Lo fa per le classi sociali e anche per il rapporto tra i due sessi. Secondo Gennarino c’è una legge che orienta l’ordine dei ruoli tra uomo e donna, ma il capitalismo ribalta quello che la natura ha deciso.

Nello stato di natura, però, non si è tutti uguali perché, pur non essendoci le disparità del sistema delle classi, sono irriducibili le disparità di forza fisica, agilità, velocità, resistenza e capacità di adattamento che vedono l’uomo avvantaggiato rispetto alla donna.

Sia lo stato di natura che lo stato di diritto appaiono ingiusti. Allora qual è la soluzione?

Caro Gennarino, cara Raffaella, anche se siete solo i personaggi di un film da non vedere, sappiate che solo un amore che dovete ancora scoprire è quella rivoluzione che risolve ogni ingiustizia e infonde bellezza anche nella differenza.

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