Guendalina Middei: nei classici sono le donne le vere eroine

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Avete mai sentito parlare di Ulisse? Chi di voi non ha studiato l’Odissea a scuola? Eppure un liceo del Massachusetts l’ha bandita dai programmi scolastici perché è «anti femminista». Perché? Perché Penelope attende pazientemente il ritorno di Ulisse.

Ma di cosa parla l’Odissea? Parla di mille popoli diversi, di viaggi, di avventure. Ma l’Odissea non è soltanto il racconto di un viaggio. È il racconto di un Ritorno. Nella prima scena dell’Odissea, Omero vi mostra Ulisse seduto su uno scoglio dell’isola di Ogigia, mentre scruta il mare e fissa l’orizzonte.

Ecco, io non so se avete mai visto il «Viandante sul mare di nebbia», ma io Ulisse l’ho sempre immaginato così. Come un uomo che scruta l’orizzonte, che sa dovrà affrontare un lungo viaggio prima di poter tornare finalmente a casa. Ma Ulisse non arretra. Non si tira indietro. Perché tutte le ricchezze, le avventure e i piaceri del mondo non bastano per fargli dimenticare la propria famiglia, la propria casa.

E sì, in un’epoca di relazioni usa e getta vi diranno che Penelope è un modello femminile obsoleto. Perché l’amore che travalica il tempo e lo spazio e che sopravvive perfino alla lontananza è incomprensibile in una società che ha fatto della superficialità e dell’assenza dei legami una moda. Come è diventata una moda in nome del modernismo sputare in faccia alla nostra cultura.

Ci sono quelli come la Tamaro che vorrebbero far bandire i classici perché tanto i giovani non possono capirli, quelli come Galimberti che vorrebbero eliminarli dai programmi scolastici perché parlano troppo di Dio, e infine quelli che tirano in ballo il femminismo. Più piccola è la mente, più grande è la presunzione!

E lasciatemelo dire in tutta sincerità, secondo me non sono da bandire i classici, ma questi professori che evidentemente hanno dimenticato che «cultura» significa confronto con idee ed epoche diverse dalla tua, che cultura significa «dialogo», ma soprattutto senso critico.

«Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una bambina, avrai una una donna, una famiglia, una società istruita.»

Rita Levi Montalcini aveva ragione. Però oggi in nome dell’istruzione e del femminismo si vuole riscrivere la nostra cultura, perché i classici e le fiabe del passato sono «maschilisti, medievali, anti femministi».

Ma sapete una cosa? Nei classici e nelle fiabe del passato, se li leggete con attenzione, scoprirete una cosa che a questi progressisti di oggi è sfuggita: sono le donne le vere eroine di queste storie, le donne salvano gli uomini e non il contrario!

Ricordate la Divina Commedia? Parla di un uomo che compie un viaggio nell’inferno, nel purgatorio e nel paradiso. Di un uomo che si trova, nel mezzo del cammin della vita, ad attraversare una «selva oscura».

Ma il vero protagonista della Divina Commedia non è Dante ma Beatrice. Beatrice salva Dante; è lei che che lo conduce in Paradiso, perché per quest’autore che vi hanno descritto come antiquato, è la donna a salvare l’umanità intera.

Lo stesso vi dirà Dostoevskij: Sonja salva Raskolnikov in Delitto e castigo, ricordandogli cioè che la vera forza dell’uomo è una soltanto: l’amore.

Se prendete in mano un classico o un libro di fiabe, troverete sempre la figura di una donna, di una confidente, di una madrina che sostiene l’eroe e lo salva. Com’è possibile allora che questi luminari della cancel culture non lo abbiano capito?

Vedete, leggere e saper leggere non sono la stessa cosa. Guardare e vedere non sono la stessa cosa! Se non sai interpretare, se proietti sul passato i tuoi preconcetti, tu non stai leggendo. Non stai guardando. A me fanno ridere coloro che dicono: «non è moderno!»

Il libro più antico di tutti, l’Epopea di Gilgamesh, risale a quattromila anni fa! Vi troverete usanze, costumi e modi di parlare lontanissimi dai nostri, però quando Gilgamesh piange la morte del suo amico Enkidu, quando si domanda «perché c’è la morte?», il suo dolore è identico al nostro.

Oggi il vero problema è che la gente non sa guardare: nella società della superficialità vedono soltanto le apparenze e non la sostanza.

Guendalina Middei,
autrice del romanzo «Intervista con un matto».

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2 Commenti

    • È vero che anche lei a volte cavalca un po’ l’onda mediatica del femminismo, ma dice anche tante cose giuste quindi glie lo possiamo perdonare 🙂

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