Cosa mi sono perso (Gaber) – Video e testo monologo

Tratto dallo spettacolo "Io se fossi Gaber" (1984).

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Più passano gli anni e più uno diventa pigro. Nel senso di muoversi da casa, andare al cinema, a teatro, ai concerti…

Purtroppo c’è sempre qualcuno, qualche amico, che ti fa: “Eh no, quello lì non lo puoi perdere”.

Maledizione… non lo posso perdere. Ma come non lo posso perdere? So già che fa schifo! So già che non mi piace per questo, questo e questo.

Ma come – fa lui – se non l’hai visto, se non hai letto niente? Ed eccomi al cinema.

Otto Oscar, bene. Prima c’è il tenente che va incontro alla morte. Pum! Pum! Pum! 250 fucilate. Niente, non muore mica. Allora lo mandano in avamposto. E lì sai com’è, la natura, la poesia, la solitudine, che glie ne frega: si fa da mangiare da solo, balla anche con il lupo.

Ma dopo tre ore di film finalmente… gli indiani! E qui dici: si gode. Macché! Sono buonissimi. Gli indiani cattivi li hanno consumati tutti nei film di John Wayne. Fine del razzismo, che meraviglia!

Ecco, uno in quei momenti vorrebbe essere dovunque: a casa ammalato, alle corse dei cani, al pronto soccorso, al planetario, dal dentista, dovunque! E invece sono qui, anche scomodo, non si fuma, Otto Oscar, diecimila lire, una noia mortale, lo sapevo! Che serata…

E invece ho fatto bene a venirci, sì, bisogna saperlo quanto si soffre, perché così, tutte le volte che non ci vai, godi. Non si gode mai abbastanza di quello che si perde.

Tu pensa: essere a casa belli tranquilli e pensare: adesso esco, prendo la macchina, il parcheggio, la coda al botteghino, il teatro finalmente. Buio, buio pesto, non succede niente.

Ad un certo punto dal fondo una lucina. “È lui, è lui, è il maestro, sì, è il maestro!”. Tutto vestito di nero, il “Faust”, e io a casa… tiéééé! (gesto dell’ombrello). Come si gode a casa.

Domani sera mi perdo l’Otello, sono già tutto eccitato. Carmelo Bene me lo perdo martedì. No, martedì c’è un film stupendo di Coppola. Ecco quando ci sono due capolavori insieme è un po’ un casino. No, ormai devo perdermi quello lì, è deciso!

C’è anche il concerto di Baglioni. E Baglioni quando me lo perdo? Non c’ho tempo. Sabato! Sabato! No, sabato sono impegnato. Non vado al dibattito sul problema dei rifiuti… e anche lì me la godo!

Ad averlo saputo! No, perché io prima non andavo e basta, invece è di più, molto di più! Non riuscivo mica a gustarmi così l’idea di non esserci! Ma tu pensa… non vedere Ronconi: otto ore di godimento, senza intervallo.

E che goduria non aver visto Il tè nel deserto, Spielberg, I Solisti Veneti, Tullio De Piscopo! E Lavia? Io quando non vedo Lavia mi sento più buono, anche purificato. Ecco cos’é: una disintossicazione. Non solo godi, ma ti senti più pulito!

Tu pensa, sono 30 anni che ogni anno mi perdo La locandiera. È come aver smesso di fumare.

A dire la verità mi sembra che la gente cada sempre meno nella trappola del “quello lì non lo puoi perdere”, anche se non credo abbia capito fino in fondo il godimento di non esserci.

Sì, magari non ci vanno, ma probabilmente ognuno, nella penombra della propria casa, schiaccia il suo bottone, una fonte luminosa, una fluorescenza, un rettangolo magico.

E quello lì non se lo perde proprio nessuno.

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