Testo
Cosa sarà
che fa crescere gli alberi, la felicità
che fa morire a vent’anni
anche se vivi fino a cento
Cosa sarà
a far muovere il vento
a fermare un poeta ubriaco
a dare la morte per un pezzo di pane
o un bacio non dato
Oh cosa sarà
che ti svegli al mattino e sei serio
che ti fa morire ridendo di notte
all’ombra di un desiderio
Oh cosa sarà
che ti spinge ad amare una donna bassina e perduta
la bottiglia che ti ubriaca anche se non l’hai bevuta
Cosa sarà
che ti spinge a picchiare il tuo re
che ti porta a cercare il giusto
dove giustizia non c’è
Cosa sarà
che ti porta a comprare di tutto
anche se è di niente che hai bisogno
cosa sarà che ti strappa dal sogno
Oh cosa sarà
che ti fa uscire di tasca dei “no, non ci sto”
che ti getta nel mare e ti viene a salvare
Oh cosa sarà che dobbiamo cercare
che dobbiamo cercare
Cosa sarà
che ci fa lasciare la bicicletta sul muro
e camminare la sera con un amico
a parlare del futuro
Cosa sarà
questo strano coraggio o paura che ci prende
e ci porta ad ascoltare la notte che scende
Oh cosa sarà
quell’uomo e il suo cuore benedetto
che è sceso dalle scarpe e dal letto
si è sentito solo
e come un uccello che in volo
e come un uccello che in volo si ferma e guarda giù.
Commento e interpretazione di Capasa
Chiedersi cosa sarà che fa crescere gli alberi vuol dire guardare in maniera non distratta gli alberi, vuol dire guardare in maniera non distratta le cose.
Lucio Dalla è uno che guarda l’albero chiedendosi che cosa lo fa crescere, mentre di solito noi non solo non ce lo chiediamo, ma neanche ci accorgiamo che c’è un albero.
E chiedersi cos’è che fa crescere la felicità vuol dire guardare la felicità in un modo non distratto. Allo stesso modo chiedersi di una cosa concreta e di una cosa apparentemente lontanissima, ideale, che cos’è che li fa nascere.
Noi non siamo abituati a parlare di queste cose. L’arte ha questo potere: di farci parlare di quello di cui non si parla mai. Di toccare quello che ci vergogniamo sempre a toccare perché non è mai l’argomento giusto di questa sera, non è mai l’argomento giusto di questo pranzo, di quest’ora di lavoro. Non è mai l’argomento giusto.
La nostra anima è sempre estranea, è sempre la straniera.