“Nel tormento comincia la vita vera”. Dostoevskij (e Dante) in classe – A.D’Avenia

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I desideri hanno a che fare con il tormento. Bisogna imparare a dare spazio alla nostra inquietudine. Dostoevskij scrive “Le notti bianche” perché scopre che qualcosa gli manca e, guardando un cielo stellato, si domanda: cosa c’è qua dentro? che cosa io desidero? la mia vita su che cosa si fonda? Perché vivo, per chi vivo?

Oggi viviamo in una società che non guarda più le stelle, mentre Dante ci costruisce sopra la Divina Commedia. In Dante la cosa grandiosa è che Inferno, Paradiso e Purgatorio non sono condizioni che vengono dopo la vita, sono già nella vita, sono qualità del cuore.

Dante si guarda dentro, scopre tutto il tormento del male che c’è e si ritrova in una selva oscura. Come finisce l’Inferno? Dopo aver affrontato faccia a faccia il tormento del male, quello che gli manca, scrive – nell’ultimo verso – “e finalmente uscimmo a riveder le stelle”.

Noi abbiamo una paura matta di affrontare questo, infatti ogni giorno ci stordiamo nel fare cose perché non vogliamo guardare ciò che ci tormenta. Invece è lì che comincia la vita vera.

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