E Giuseppe? – Gaber

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Nel monologo “E Giuseppe?” Gaber rappresenta quella distorsione che porta a spendere tante energie per questioni politiche anche lontane, trascurando ciò che davvero conta: l’umano.

Il che non vuol dire pensare a se stessi ignorando i problemi del mondo, bensì comprendere che per incidere in questo mondo in modo concreto – e perciò davvero “politico” – occorre partire da noi stessi e dalle persone che ci stanno attorno.

Altrimenti il rischio è quello di fuggire dalla realtà per fare ideologia, risultando – in fin dei conti – astratti.

Quante persone si dannano la vita affinché venga votato qualcuno anziché qualcun altro, accorgendosi alla fine che faceva poca differenza, mentre ciò che davvero conta a livello umano ed esistenziale – perciò un livello quasi totalmente scollegato dalla politica – è sempre più in pericolo.

Testo

E Giuseppe?
No, no Giuseppe è un nostro amico no, che io non vedo da un sacco di tempo.
Lui sta lì, abita lì vicino. Lo vede praticamente tutti i giorni. Ho saputo che è stato male, che ha avuto dei casini, gravi, anche la moglie, cose così proprio, va beh, allora vado lì e gli dico: scusa, come sta Giuseppe?

E lui: “Vedi, il capitalismo nella misura in cui è costretto a reprimere i focolai si scontra con le sue contraddizioni interne” .
Si dico, è giusto effettivamente, ma io adesso dicevo Giuseppe, ho saputo che…

“Ah!” fa lui, “ormai lo sanno tutti, sì, lo sanno tutti, la CIA ha avuto il peso che ha avuto nel golpe”.
Sì, sono d’accordo, no no sono, ma io adesso dicevo Giuseppe, Giu..

“ah – fa lui – ma allora tu non hai seguito, è chiaro non hai seguito. Dayan usa i phantom degli americani, gli arabi hanno i SAM-6 lancia missili, che i russi hanno dato a Sadat”.
Ma scusa, non era un tuo amico?
“Chi Sadat?”
Ma no, Giuseppe!

“Ma che importanza vuoi che abbia Giuseppe “ mi fa lui, “di fronte al Vietnam, alla Cambogia. Io soffro per altre cose. Mi fa male il mondo”
Gli fa male il mondo? A me fa male Giuseppe, la moglie, i figli…

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