Alessandro D’Avenia racconta l’amore

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Che cos’è che, nella grande navigazione della vita, se la mia nave dovesse fare naufragio, devo buttare via e cos’è che, invece, mi salverebbe? Qual è la scialuppa che mi consentirebbe di non far naufragio? Senz’altro la risposta è l’amore.

Noi lo sappiamo che questa grande promessa che ci è data è quello che porta luce nella quotidianità, nella ripetitività dei nostri giorni, nella noia, nei fallimenti, però poi sembriamo non essere all’altezza.

Da un lato dobbiamo guardare l’amore così come è diventato. Ci sono due vicoli ciechi in cui ci siamo andati a ficcare:

  • da un lato l’amore romantico, in cui l’altro è una specie di dio che mi salverà, non si sa bene per quale ipotesi assurda, coprirà tutti i miei buchi, tutte le mie difficoltà, tutti i miei fallimenti, e invece sappiamo bene che quando inizia una storia d’amore è la vita che ti si complica, non certo ti si semplifica.
  • dall’altro c’è l’amore cinico, che è il polo opposto ma uguale, in cui sono io il dio per l’altro, e l’altro lo utilizzerò finché questo adoratore mi serve. Poi se trovo un altro adoratore più funzionale…

Nelle 36 storie di donne che io ho scelto (nel saggio “Ogni storia è una storia d’amore”) c’è questo ventaglio in cui i due poli che si vanno a configurare non sono quelli dell’amore romantico o dell’amore cinico, ma quelli dell’amore o del disamore:

  • da un lato le relazioni liberanti e rigeneranti, perché la donna entra nel territorio di quest’uomo e colgono che quello è il suo destino principale e, senza perdere la propria identità, portano la relazione a migliorare sia se stesse che l’uomo, rispettando quella vocazione.
  • dall’altro lato c’è il disamore che è il polo opposto, quello in cui si ritiene l’altro un oggetto d’amore, del proprio possesso, di cui si vuole avere il controllo.

Mi dice sempre mia madre: l’amore vero è quello in cui al massimo dell’appartenenza corrisponde il massimo della libertà.

Quando vedo loro (i miei genitori) dopo 52 anni di matrimonio, non vedo due persone che si sopportano o due persone che ormai si sono abituate a vivere insieme; vedo due persone che litigano, ma un minuto dopo sono disposti a donarsi di nuovo, proprio questa identità forte, facendo un passo indietro.

Io parlo di storie d’amore di coppia, ma quello che mi interessa è riguardare dentro la relazione così com’è, qualsiasi tipo di relazione. Quale base deve esserci perché una relazione sia generante e rigenerante? È appunto quella relazione che ti rimette al mondo ogni volta che tu nasci al mattino.

In ogni storia c’è un personaggio (che è un’anonima comparsa) che è chiamato da un oggetto del desiderio. Diventa allora protagonista di quella storia. Perché noi combattiamo per qualcosa? Perché siamo convinti che quell’oggetto del desiderio, quella chiamata, ci porterà ad un’altezza che ci precede, ma che ancora non abbiamo, ed è sempre l’amore a fare questo lavoro.

Un verso bellissimo di un poeta che amo dice: «Tutti gli amori lavorano in incognito per Dio», anche quelli che sembrano più complessi o farci perdere un po’ per strada…

Noi la dobbiamo smettere di confondere l’amore con la sicurezza. Abbiamo sostituito il termine “salvezza” con il termine “sicurezza”. La sicurezza non c’entra niente con l’amore. L’amore non è una cosa rassicurante, è una cosa che ci mette alla prova, che ci sfida ogni giorno, ma solo così potremo portare una luce in quella penombra del quotidiano fatto di cose ripetitive. Perché c’è sempre una sfida a trascenderci, a superarci, e questo avviene solo quando siamo disposti a vedere nell’altro quel qualcosa di sacro di fronte al quale metterci al servizio.

Sono guarito da un’idea di insegnamento in cui ero io il protagonista in classe.

Dio è così indispensabile, perché questo sia veramente amore?

Io racconto tutte le tonalità.

C’è un dato chiaro: da un punto di vista strettamente umano, noi abbiamo le capacità e sappiamo che l’amore è l’unica cosa che è capace di svincolarci dal tempo e di vincere il tempo. 

Quella bellissima frase del Cantico dei cantici: «L’amore è forte come la morte», anche lì, o è letteratura o è vera. Noi che crediamo in quelle parole, dobbiamo sempre avere la pretesa che sia vero. Allora andiamo a verificare se poi questo accade.

E quello che mi è piaciuto scoprire è che ci sono persone che realizzano questo, riescono a sconfiggere il tempo da dentro il tempo, a trascendere il tempo, quindi addirittura a fare dell’amore qualcosa di più forte della morte, anche se non hanno questo sguardo trascendente.

Ma questo amore qui apre a quello sguardo! Vatti a leggere le pagine di Cortázar e della Dunlop che passano questi 33 giorni meravigliosi e lui arriva a dire: «grazie a questo ho scoperto che l’amore non può che essere per sempre», un uomo che aveva un’idea totalmente immanente della realtà.

Quindi c’è un’apertura. Quando noi arriviamo alle porte estreme dove l’umano può portarci in questa grande, meravigliosa e faticosa avventura dell’amore, ecco che lì se bussiamo ci aprirà la porta quell’Amore che veramente è il “per sempre” che abbiamo desiderato. L’amore umano vero porta quei due a bussare a quella porta, non a chiudersi, ma ad aprirsi, insieme arrivare oltre.

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