Libro: «Il nichilismo del nostro tempo». Perché leggerlo?

Libro di Costantino Esposito, professore ordinario di Storia della filosofia e di Storia della metafisica presso l'Università di Bari Aldo Moro. Pubblicato con Carocci editore.

0
146

Nichilismo vuol dire che non esiste più un significato del reale, un senso ultimo di sé e delle cose, che possa realmente renderci liberi. La liberazione dal senso, che veniva presentata come una promessa di liberazione dell’io, ha portato invece allo svuotamento dell’esperienza delle persone.

La liberazione dell’istinto, inoltre, ha portato al successo della società dei consumi, nello stile educato e “corretto” di una borghesia radicale di massa, consegnandoci inermi al controllo dei valori tecno-efficientisti della cultura dominante.

Nella cultura odierna, infatti, si impongono:

  • il dominio della tecnica che, nell’illusione di poter avere tutto a disposizione, chiude al mistero dell’essere cancellando l’incalcolabile, depotenziando il soggetto e disinnescando la domanda di senso.
  • l’ideologia della performance, dove il nostro essere si riduce all’affermazione della propria immagine di potere.
  • la cultura dello scarto, di cui parla Papa Francesco, perché, quando il gioco non riesce, il nostro essere non serve più a nulla.
  • la dissoluzione dell’identità, perché la domanda leopardiana «ed io che sono?» ha perso il suo senso, considerata astratta.
  • il relativismo, con una continua transazione nella dialettica dei diritti (ai quali il soggetto è ontologicamente ridotto), producendo polarizzazioni culturali che perdono di vista l’intero complesso dell’esperienza.

Nella cultura contemporanea, inoltre, assistiamo a una quantità di “saperi” e a surplus di analisi che rischiano spesso di mettere a tacere le domande più importanti e di non farci conoscere davvero niente, perché risultano mancare del soggetto stesso della conoscenza.

D’altra parte, senza rendercene conto, abbiamo sempre più identificato l’intelligenza come una funzione di calcolo che cerca di trovare per ogni problema una soluzione semplice e schematizzabile, ma la razionalità non è una fredda procedura, bensì il modo in cui noi – nella totalità delle nostre dimensioni – viviamo nella realtà.

Ma se il nichilismo è compiuto, oggi, nell’assetto tecnico del mondo; se oggi è la tecnica che costituisce il nostro habitat, predeterminando i desideri e plasmando il profilo antropologico e la dimensione percettiva degli esseri umani; dove troveremo le risorse per rinascere?

Oggi il senso della vita è ridotto ad un’incerta costruzione culturale fatta di ciò che vorremmo essere, di ciò a cui crediamo di aver diritto e di ciò che il sistema sociale ci presenta come un obbligo. Dei valori restano, come la solidarietà, la legalità, l’ambiente, ma finiscono per essere delle parole tristemente belle, dei doveri cui orientare la nostra responsabilità etica per sentirci a posto, ma il nostro «io» continua a restare intrappolato.

La risposta, invece, è nella parola nostalgia. Una nostalgia che non è solo la mancanza di qualcosa che abbiamo vissuto nel passato, ma il desiderio o lo struggimento per qualcosa che vibra nel presente. La nostalgia è a tutti gli effetti un desiderio di essere ora: la nostalgia di sé stessi che niente – nemmeno la tecnica – può cancellare definitivamente.

Virginia Woolf intuisce che gran parte delle nostre giornate sono vissute “senza coscienza”, come avvolte in un’ovatta dell’insensatezza, ma, quando succede qualcosa di molto brutto o di molto bello, in quell’ovatta si apre uno squarcio e all’improvviso le cose si fanno trasparenti e si mostrano “reali”.

È affrontando e attraversando il nichilismo che possiamo riscoprire noi stessi, strappando le cose dal nulla e tenendo conto dei segni. Scrive Michel Houellebecq in Serotonina:

«In realtà Dio si occupa di noi, pensa a noi in ogni istante, e a volte ci dà direttive molto precise. Questi slanci d’amore che affluiscono nei nostri petti fino a mozzarci il fiato, queste illuminazioni, queste estasi, inspiegabili se consideriamo la nostra natura biologica, il nostro statuto di semplici primati, sono segni estremamente chiari. E oggi capisco il punto di vista del Cristo, il suo ripetuto irritarsi di fronte all’insensibilità dei cuori: hanno tutti i segni, e non ne tengono conto.»

È seguendo i segni che possiamo accorgerci che la realtà implica per sua natura il “mistero” e che vi è una logica del mistero senza la quale la nostra stessa comprensione razionale del mondo viene meno.

Il prof. Esposito ci aiuta ad attraversare il nichilismo accompagnandoci nella riscoperta delle dimensioni fondamentali dell’essere umano, partendo dagli occhi con cui guardiamo la realtà alla luce del nostro bisogno insopprimibile amore, bellezza, felicità, verità e libertà.

Articolo precedenteLe insufficienze a scuola fanno bene
Articolo successivoLucio Dalla racconta la sua fede cattolica

Lascia una risposta

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome