Il dramma della riduzione dell’Io-realtà all’Io-piacere – E.Aceti

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Persuasi continuamente dall’ambiente, l’Io-realtà si è trasformato in un più egoistico e infelice Io-piacere. Il piacere, però, coglie solo un particolare e non l’insieme, è di breve durata e spezza l’incanto, impedendo di conoscere “il corpo”.

Lo psicologo Ezio Aceti parla di questa tematica nel suo libro “I linguaggi del corpo” – capitolo 9 “La reciprocità”. Ecco uno stralcio.

Mal comune, mezzo gaudio

Questo lasciarsi portare dalla corrente rende tutto più scorrevole, più facile, si hanno centomila alleati, anche se uno per uno soffriamo il tarlo della contraddizione, della falsificazione globale, di cui ogni “uno” è consapevole.

Per esempio, con l’invadenza dei mass media sappiamo tutti globalmente che stiamo consumando il nostro pianeta, a forza di consumismo globale, ma con la stessa indifferenza professionale con cui il conduttore di un telegiornale passa dall’ennesimo annuncio della catastrofe a una delle centomila pubblicità del consumismo, tutti insieme continuiamo imperterriti, a suon di musica… la musica del godersi l’attimo fuggente: mal comune, mezzo gaudio.

Prima le donne e i bambini!

Un tempo le reazioni erano diverse. Quando, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, erano frequenti i naufragi di grandi transatlantici, era facile in quei frangenti sentire dal comandante della nave e da altri passeggeri il grido: “Prima le donne e i bambini!” (le scialuppe spesso erano insufficienti). Un grido che rivela un preciso ordine di priorità, una definita scala d’interessi (o valori).

Ma c’è stata un’evoluzione: con gli anni i grandi naufragi continuavano, sia pure in minor numero, ma il grido cambiò radicalmente e divenne: “Si salvi chi può!”. Grido non meno rivelatore, ma di un sistema di vita opposto.

Un libro come questo può solo aiutare a fare la scelta, facendo massima chiarezza sui connotati dei due massimi sistemi, così utilmente riassunti da Freud nell’Io-piacere e nell’Io-realtà, rispettivamente.

Chiarimenti conclusivi sull’Io-piacere

L’ambiente consumistico

L’ambiente vuol dire, innanzitutto, i “persuasori occulti” di cui si è parlato. Essi persuadono al consumismo come modo di vivere e alla moda come modo di pensare.

Il consumismo impone la tecnica dell’“usa e getta” come sistema. Fast food, mangiare veloce senza quasi masticare (senza approfondire). Tutto a fior di pelle, perché velocità chiama superficialità. E allora la quantità come compensazione e “l’uomo senza qualità”, quantità di giocattoli, di messaggini, perché veloci, superficiali, quantità di interventi nei talk-show televisivi: battute veloci, spettacolari, anche se restano discorsi senza capo né coda.

Il pensare dello spirito, capace di godersi verticali altezze e profondità, è costretto a sfogarsi in orizzontale. È il pensare tecnico che deve assorbire tutto il tempo (“Non ho tempo!”, si risponde a chi invita a pause di meditazione).

Nel chiuso delle sensazioni

Persuasi dall’ambiente si mette il piacere “in cima ai pensieri”. Ciò vuol dire attenzione prevalente alle proprie sensazioni, che sono la materia del piacere. Ma le sensazioni, i sensi, colgono sempre e solo un particolare e non l’insieme.

L’attimo fuggente

Altro inconveniente delle sensazioni: sono di breve durata. Nervi, muscoli, ormoni funzionano così per natura: si gonfiano e si sgonfiano. Il piacere nel suo essere sensazionale non dura: produce il magico incanto di qualche minuto e poi, come si sente dire, “l’incanto si spezza”.

E allora, delusi se non disperati, si tenta l’escalation: rifare tutto in dosi un gradino più alte, ogni volta. All’inizio di questa scala si sente ancora la buona ispirazione dell’anima, che così reagisce alle delusioni: “E se cambiassi radicalmente ambiente? e se cambiassi vita?”.

Cambiare nel senso di cercare sulla verticale le altezze e profondità dei desideri dello spirito. Quelle emozioni radicalmente nuove. Ma, ciò sapendo, l’ambiente fa pressione sull’esitante. Così si sale o si scende fino al punto di non ritorno. E poi se si scende con la droga o l’alcol gli esiti sono noti; se non è questo, è la “noia”.

L’innocenza del corpo

In tutto ciò il corpo c’entra solo in quanto fornisce la materia prima, dà le condizioni, ma non condiziona nessuno: il corpo fornisce i meccanismi sensoriali (lo spazio a frammenti, il tempo a sementi), fornisce il naturale “prima” e “sopra” degli stimoli (e solo dopo le motivazioni) del visibile (e solo dopo l’invisibile), ma non è sua la decisione.

E per quanto riguarda le sensazioni, per il corpo sono in funzione di altro (gli organi dell’organismo); per il corpo è contro natura estrapolarle e farne un sistema di vita. E per le esagerazioni è contro (la lampadina percorsa da corrente troppo alta dopo poco esplode…).

Più in generale il corpo fa sì che pulsi in ciascuna coscienza il principio del piacere, ma non è il corpo a trasformarlo in Io-piacere. La trasformazione viene dal bisogno, deviato, di darsi un’identità sistematica, che è una delle pulsioni dell’io, come si diceva, più forti della pulsione sessuale.

In conclusione, girano troppe false informazioni sul nostro corpo, che così diventa più ancora “questo sconosciuto”.

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