La stanza del bambino – Gaber

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Testo

Non si fuma nella stanza del bambino.
Ecco probabilmente si potrebbe immaginare, pensiero, allucinazione, forse sogno, in questo dolce – chiamiamolo così – mondo. In questa luce – si potrebbe dire – morbida.

Lenzuola rosa e azzurre senza mai rompere, certo, la tradizione. Sì, la culla, apine,  farfalline, dlin dlon dlan, farfalline, come dire il festival, sì, del Giappone. E poi ciucci,  tettarelle, peluches, gmeh gmeh, i peluches e il latte, l’odorino, la cacca che in genere fa –  diciamo così – schifo. Ipotesi cancellata: meravigliosa, morbida, giallina, complimenti.

Rieccola la stanza, sì, del bambino. Sempre uguale. No, diversa. Un lettino con le sbarre,  certo movibili. Un girello, un passeggino, due passeggini (non si sa mai). La carrozzina, già, è vero, la carrozzina cabriolet. Ipotesi cancellata. Ombrellino, cappottino, salopette, scarpette numero 25, 26, 27. Si tiene tutto, può venir buono, non si sa mai.

E poi tute, tutine, con Minnie, Pluto, Topolino, Ronaldo, Ronaldo! E poi casine, castelli, fortini, soldatini e ‘pasol’ ‘pasol’ ‘pasol’, voglio dire, puzzle puzzle puzzle.

E poi la stanza, sì, del bambino. Certo, invasione, i parenti, gli zii, i cugini, i cugini dei cugini (senza offesa: mai visti). Ammiccamenti, paroline, risatine, smorfie scimmiesche, del bambino. Ipotesi cancellata: degli adulti.

Vocine strane, affettate, anche il nonno – diciamo così – vecchio stile. Sì, il notaio, cip cip cip, pio pio pio. La bocchina, sì, a culo. S’avvicina. Pernacchietta, pernacchietta bis. Ha detto mamma!  Ha detto mamma! Ipotesi cancellata: ha detto uà uà uà uà. Geniale.

E poi ancora la stanza, sì, del bambino, cambiata, certo, col tempo: giochi, giochini, un mese, una settimana, il giorno dopo già scordati, abbandonati: una montagna. Voglio dire: un cimitero. Braccia, gambe, calpestate – diciamo così – mai più usate, inutili, disgustose, sazietà opulenza, nausea. Sì, chiamiamola proprio così: nausea.

Ecco probabilmente si potrebbe immaginare in questo assurdo – chiamiamolo così – mondo, pensiero, allucinazione, forse sogno, lampo improvviso, canzone, gioco di bambini, oggetti, oggettini, rifiutati, sì, con violenza. Grande fuoco, incendio, sì, doloso, in questo lurido – chiamiamolo così – mondo.

Grande fuoco, grande fuoco, incendio, gioco di bambini, intuizione precoce, purificazione, situazione mondo, certo immaginiamo, tutta quella roba che brucia! Brucia! Brucia!

Fazzoletti, pannolini, omogeneizzati, pupazzi, pupazzetti, trenini, carrozzine, Barbie Mazinga, altri mostri, certo, un sogno, meraviglioso, impossibile, mai sognato, invasione, tutto qui, macchinine, pile, luci, suonini, cani, gatti, coniglietti, coccodrillini, robottini e ancora Barbie, Barbie che lava, che stira, che si spoglia, Barbie che piscia, che caga e spade, corazze, razzi, kalashnikov che sparano, uccidono, distruggono, e mostri, mostri orrendi di plastica, lucidi, argentati, spaventosi, e tutta tutta quella valanga di merda che farebbe diventare – diciamo così – imbecille anche il giovane Albert Einstein.

Però non si fuma nella stanza del bambino.

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