Porgere l’altra guancia e cambiare il mondo. Una storia.

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In passato, per un periodo, ho lavorato alla Asl come impiegato. Appena arrivai cominciai a fare il mio lavoro, ma un giorno sbrigai poche pratiche perché aiutai degli utenti che avevano bisogno di risolvere loro particolari situazioni problematiche in merito all’ottenimento dell’esenzione del ticket sanitario.

In quel momento mi era sembrato giusto aiutare quelle persone e rimandare le mie pratiche meno urgenti, ma ad una collega, invece, sembrò che mi stessi approfittando della situazione per fare chiacchiere e non lavorare, lasciando agli altri colleghi il carico del mio lavoro non svolto.

Così contattò il direttore generale segnalando le mie inadempienze in modo severo ed esagerato, sostenendo che fossi lì a non fare nulla. Il direttore mi convocò, nel suo ufficio dislocato in un’altra sede, per informarmi di questa segnalazione e chiedermi come mai non stessi lavorando.

Mi allarmai subito, perché ero lì con un contratto a tempo determinato e un giudizio negativo nei miei confronti avrebbe potuto comportare il mancato rinnovo dello stesso. Al direttore spiegai tutto, sembrò che mi credette e mi disse di tornare a lavoro senza preoccuparmi.

Tornato a lavoro, però, avevo dentro una rabbia verso questa persona per l’ingiustizia che avevo subito e il rischio di essere mandato via a causa sua. La tentazione di andare da lei e dirgliene quattro era presente. Inoltre sentivo di avere un nemico in casa da cui ero stato ferito e che probabilmente sarebbe stato pronto a ferirmi ancora.

Notai, appena tornato, che nei miei confronti manteneva un atteggiamento freddo e indifferente e l’ipotesi che valutavo era semplicemente di ricambiarlo, così da vivere da separati in casa. Dentro di me sentivo, però, anche un desiderio: quello di guardarla per ciò che davvero è, nella sua Bellezza e nel suo Mistero.

Questo desiderio nasce perché, quando sei stato amato e hai amato a tua volta oltre ogni misura, in modo incondizionato, quindi senza aspettarti niente in cambio, comprendi che è questo che salva dal male. Tutte le persone anelano a questo ed è solo da tale mancanza che nascono tutti i mali derivanti dall’arbitrio umano. È da questa mancanza, inoltre, che deriva l’incapacità di riconoscere e risolvere le incomprensioni.

Quella ragazza allora non meritava di essere considerata una carnefice. È vero che mi aveva causato un’ingiustizia, ma probabilmente lo aveva fatto nella piena convinzione che quella segnalazione fosse giusta. Credeva davvero che stessi scaricando sui miei colleghi i miei oneri. E anche se lo avesse fatto per mera antipatia o per divertimento, il giudizio non sarebbe cambiato, perché anche l’antipatia e il male superfluo, come tutti i mali, nascono sempre da quella mancanza lì, da quell’incapacità dello sguardo di cui possiamo solo essere vittime.

Decisi allora, nonostante tutto, di sorriderle quando un giorno dovette portare un foglio sulla mia scrivania. Mi rivolgevo a lei come se non fosse accaduto nulla e non solo: le davo tutte le attenzioni possibili, mi assicuravo che non avesse bisogno di altro, dopo che avevo fatto qualcosa per lei.

Non so cosa pensò. Immagino però che rimase piacevolmente sorpresa perché la sua reazione fu immediata. Anche lei, infatti, iniziò a rivolgere a me sorrisi e tutte le attenzioni possibili come si fa per le persone che si considera importanti. Nacque quindi un inaspettato rispetto, una sintonia inimmaginabile dopo quell’accaduto.

Non ci fu il tempo per diventare dei grandi amici perché il contratto non mi fu rinnovato e non dipese assolutamente da quella segnalazione, ma quel breve periodo condiviso insieme fu bello per entrambi.

In un mondo fatto di guerre, litigi, discussioni nevrotiche per ogni piccola questione, ideologie cariche d’odio, individualismo e pace solo apparente, la Verità che emerge da questa esperienza può essere definita «rivoluzionaria» perché trasforma il male in bene cambiando davvero il mondo. E si tratta di una rivoluzione che ha radici antiche. È la rivoluzione cristiana.

Gesù disse, dal Vangelo secondo Matteo:

«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Anche il Santo Padre, nella sua Omelia su questo passo del Vangelo, disse:

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. È la novità cristiana. È la differenza cristiana. Pregare e amare: ecco quello che dobbiamo fare; e non solo verso chi ci vuol bene, non solo verso gli amici, non solo verso il nostro popolo. Perché l’amore di Gesù non conosce confini e barriere. Il Signore ci chiede il coraggio di un amore senza calcoli. Perché la misura di Gesù è l’amore senza misura. Quante volte abbiamo trascurato le sue richieste, comportandoci come tutti! Eppure il comando dell’amore non è una semplice provocazione, sta al cuore del Vangelo. Sull’amore verso tutti non accettiamo scuse, non predichiamo comode prudenze. Il Signore non è stato prudente, non è sceso a compromessi, ci ha chiesto l’estremismo della carità. È l’unico estremismo cristiano lecito: l’estremismo dell’amore.

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