15 professioniste denunciano il fenomeno delle “false accuse”

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«I maltrattamenti in famiglia stanno diventando un’arma di ritorsione per i contenziosi civili durante le separazioni», «è appurato che le versioni fornite dalle presunte vittime sono gonfiate ad arte. Solo in 2 casi su 10 si tratta di maltrattamenti veri, il resto sono querele enfatizzate e usate come ricatto nei confronti dei mariti durante la separazione». «…una tiratina d’orecchi ai centri antiviolenza, che istigano a denunciare senza fare la dovuta azione di filtro, ma poi si disinteressano di come va a finire…»

Carmen Pugliese, Sostituto Procuratore c/o Trib. di Bergamo – inaugurazione anno giudiziario 2009, previa autorizzazione del Proc.Gen Addano Galizi, 29/1/2009

«Sempre più spesso si ricorre alla querela del coniuge o del convivente per risolvere a proprio favore i contenziosi civili per l’affidamento dei figli o per l’assegno di mantenimento».

Barbara Bresci, Sostituto Procuratore c/o Trib. di Sanremo – Il Secolo XIX, 25/11/2009

«Onestà intellettuale vuole che (…) si parli anche dei casi di “false” violenze o meglio di “false” denunce di violenza subita» […] «Inutile dire che per l’esperienza fatta le false denunce provengono quasi nella totalità da donne, spesso madri che in tal modo tentano di allontanare gli ex mariti dai figli».

Jacqueline Monica Magi, Sostituto Procuratore c/o Trib. di Pistoia – il Sole 24 Ore, 25/10/2009

«L’accusa di violenza sessuale è il modo più facile per estromettere il padre dalla vita dei figli. La donna non solo si libera del partner come coniuge ma anche come padre, facendolo uscire definitivamente dalla sua vita», «La legge attuale non garantisce né il padre, né il minore. Per quanto riguarda il bambino (…) quando si rivela la falsa accusa, che di solito è fatta su istigazione della madre, la situazione si rivolta proprio contro di lui».

Maria Carolina Palma, CTU c/o Trib. di Palermo – Avvenire, 13/4/2009

«Uno dei miti diffusi nella nostra società è che la violenza domestica è qualcosa che gli uomini fanno alle donne […]. Le donne istigano la maggior parte delle violenze in ambiente domestico e costruiscono false accuse».

Rossana Alfieri, pedagogista clinica

«Tematiche spesso ignorate e sottaciute. Il concetto di violenza di genere viene inteso come indissolubilmente legato alla vittima femminile, ma la realtà è diversa. A fronte della violenza cieca, diretta dell’uomo, esiste una violenza subdola, fredda, vendicativa, tipica della donna. L’utilizzo emergente delle false accuse in caso di separazione è solo uno degli aspetti».

Chiara Camerani – docente di Criminologia, Università de L’Aquila

«Se ci sono i minori in ballo, si mettono in atto dinamiche crudeli: le donne costruiscono false denunce di maltrattamenti o molestie sui figli a scapito del coniuge, per togliere a quest’ultimo la patria potestà».

Cristina Nicolini – avvocato matrimonialista

«Credo che la tendenza stia crescendo: questo è sintomo di un disagio della mancanza di un punto d’ascolto. […] Ad adottare questi sotterfugi sono sempre le donne: se la separazione è in corso, non ci sono strumenti prima dell’udienza per allontanare uno dei due genitori da casa. L’ordine di allontanamento giunge solo in caso di violenza fisica, ed ecco perché arrivano le denunce verso i mariti, per la maggior parte dei casi inventate.»

Clara Cirillo – Presidente AGI (Associazione Giuristi Italiani) – 4 febbraio 2010

«Le false accuse di maltrattamenti, percosse, abusi sessuali e violenze di vario genere su donne adulte e figli minori – le querele costruite al solo scopo di eliminare l’ex marito dalla vita dei figli – oscillano nelle procure italiane da un minimo del 70 ad un massimo del 95%.»

Sara Pezzuolo, Psicologa giuridica – Convegno ANFI (Associazione Nazionale Familiaristi Italiani) – Firenze, 29 aprile 2010

«Il ‘vizietto’ nostrano di approfittare della legge, quando c’è, proprio non vuole morire. E, spesso, si configura un reato, legato al mero interesse (economico) della presunta vittima di molestie. Non è un caso che spesso si ricorra alla querela del coniuge o del convivente per risolvere a proprio favore i contenziosi civili per l’affidamento dei figli o per l’assegno di mantenimento».

Valentina Noseda – giornalista, consulente RAI

«Una ricerca pubblicata dal Prof. Giovanni Camerini della Cattedra di NPI a Modena, relativa ad una casistica di 60 denunce di abuso sessuale all’interno di separazioni conflittuali, porta ai seguenti risultati: 3 casi di condanna, i rimanenti 57 esitati in archiviazione, proscioglimento in istruttoria o assoluzione perché il fatto non sussiste. Sarebbe utile indagare sulle conseguenze, non solo per gli adulti ma per gli stessi bambini, di questi coinvolgimenti in denunce infondate. Occorre più ricerca sull’uso strumentale delle denunce di abusi, oltre ad un’inchiesta sul modus operandi dei centri che le favoriscono.»

Benedetta Priscitelli, neuropsichiatria infantile, Modena

«False denunce generate nel contesto delle controversie legali della separazione. È quest’ultimo l’ambito nel quale viene evidenziata la maggiore incidenza (…) in letteratura l’accento è stato posto sulle ripercussioni per il minore abusato che non viene creduto, ma anche nel caso di una falsa denuncia ritenuta fondata il bambino è destinato a subire un trauma. (…) non solo rimane intrappolato nella spirale dell’iter processuale, ma è avviato a percorsi terapeutici, per vittime di abuso, invasivi e potenzialmente iatrogeni»

Jolanda Stevani, Psicologa Forense, CTU c/o Trib. Di Roma – Psicologia Contemporanea, novembre 2010, pp 18-23

«Sebbene siano utili in caso di abusi reali e non costruiti, è necessario sollecitare un controllo sui centri antiviolenza. Studiando le numerose vicende giudiziarie dei padri privati ingiustamente del ruolo genitoriale (ferma restando la necessità della tutela dei minori in caso di abusi e/o disagi acclarati e non solo millantati), da donna e madre, prima ancora che da avvocato, esprimo la mia solidarietà. Sottolineo però l’esigenza, alla luce delle ingerenze economiche (sovvenzioni pubbliche) comuni a tutti i casi che stanno emergendo, di promuovere una raccolta firme da inoltrare alle autorità competenti al fine di fare emergere la reale dimensione sociale del problema – che sembra essere esteso su tutto il territorio nazionale – e sollecitare un intervento qualificato che miri al controllo sulle gestioni di questi centri antiviolenza, sulle competenze e professionalità coinvolte e, soprattutto, che sfoci in una più attenta normativa sui limiti dei loro poteri di azione. Mi sembra, infatti, che allo stato non sia garantita una giusta perequazione tra
l’esigenza di tutela dei minori in presunto stato di disagio ed il diritto del genitore privato del suo ruolo di contestare legittimamente i provvedimenti, troppo spesso assunti inaudita altera parte”.

Daniela Piccione – Avvocato, Delegato Regionale Sicilia Familiaristi Italiani, 31/10/2009

«A fronte di una separazione coniugale, sono sempre più frequenti accuse di
abusi/maltrattamenti del tutto strumentali, finalizzate ad arrecare forte danno all’ex partner; la letteratura parla persino di “Sindrome da accuse sessuali in divorzio”. In questi casi la rottura passa attraverso la più totale distruttività nei confronti dell’altro, attraverso accuse gravissime che sconvolgono l’esistenza del soggetto minore coinvolto e del genitore ingiustamente accusato. Il fenomeno è in crescita esponenziale soprattutto in assenza di modelli strategici atti ad arginarlo nonostante siano stati stilati protocolli finalizzati ad una corretta valutazione sia della testimonianza del minore, sia del contesto di riferimento. La mia tesi è che si assista comunque alla negazione del diritto al giusto processo nei confronti di indagati e di imputati coinvolti; infatti spesso l’esito è un processo di tipo verificazionista: di abuso si parla e l’abuso si deve trovare. Chi è chiamato a giudicare viene condizionato da quella che personalmente chiamo “Sindrome di Stoccolma per procura”, secondo la quale, in presenza di prassi devianti, si preferisce evitare un trauma psicologico alle vittime presunte causandone uno altrettante grave che consiste nel ritenere aprioristicamente verosimile l’accusa, emettendo ordini di protezione dalla persona falsamente accusata. Le ideologie sacrificano nel loro nome il diritto alla difesa. Si attribuisce a chi denuncia un credito riconducibile al pregiudizio, sacrificando integralmente il diritto di difesa degli indagati a causa della non riconosciuta necessità di rispettare, specie nella fase iniziale delle indagini, canoni scientifici, linee guida e protocolli riconosciuti a livello nazionale ed internazionale. L’abuso dell’abuso/maltrattamento rappresenta una prassi dalla quale è molto difficile difendersi. Credo che le intenzioni dei magistrati e degli operatori coinvolti nelle valutazioni debbano essere quelle di tutelare il minore affinché non subisca ulteriori e inutili traumi, ma anche di garantire l’adulto che, in questi casi, è stato accusato falsamente di un reato infamante. Inoltre, credo che una ulteriore garanzia debba essere posta nei confronti del legame genitoriale che viene strumentalmente ed ingiustamente reciso per lunghissimo tempo.»

Loretta Ubaldi – Pedagogista Forense, Specializzata in Diritto del Minore, Esperta gestione e risoluzione dei conflitti (ADR), Consulente dei Tribunali di Roma

«(…) molti genitori sono mostruosamente orgogliosi, consapevoli di usare i propri figli per teatrini macabri e nel proprio esclusivo interesse (…) falsi abusi, falsi maltrattamenti, false corruzioni a danno dei figli, per togliere di mezzo l’altro genitore, ritenendolo rottamabile con mezzi disonesti e rapidi (…)»

Annamaria Bernardini De Pace – avvocato
Divorzi difficili e menzogne. Quei padri-mostri costruiti a tavolino – Il Giornale, 27 giugno 2011

«(…) si registra una epidemia di denunce nei confronti di ex mariti e padri degeneri accusati, fra l’altro, di maltrattamenti e abusi sessuali sui loro stessi figli. Alcune di queste accuse sono purtroppo fondate come recenti e terribili fatti di cronaca confermano, ma la maggior parte di esse, spesso le più infamanti, si dimostrano, dopo un iter doloroso e certamente non breve, false o inattendibili. Le denunce “false” costituiscono un’ampia gamma di resoconti non corrispondenti alla verità/realtà dei fatti che vanno dalle dichiarazioni menzognere sostenute dalla precisa volontà e finalità di danneggiare l’ex marito-padre, alle dichiarazioni erronee a causa di una interpretazione distorta (…)»

Polizia Moderna – organo ufficiale della Polizia di Stato
http://www.poliziadistato.it/poliziamoderna/articolo.php?cod_art=2375 – giugno/luglio 2011


Le fonti sono raccolte in questo documento presentato in Senato.

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