Il senso religioso: Ragionevolezza – L.Giussani

Riassunto dettagliato del capitolo 2 del volume "Il senso religioso", di don Luigi Giussani, con il titolo "Seconda premessa: ragionevolezza".

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La ragionevolezza coincide con l’attuarsi del valore della ragione nell’agire. La ragione è il fattore distintivo di quel livello della natura che chiamiamo uomo, e cioè capacità di rendersi conto del reale secondo la totalità dei suoi fattori.

Ragionevolezza: esigenza strutturale dell’uomo

Così come il metodo è imposto dall’oggetto (come spiegato nel capitolo sul realismo), è la natura del soggetto a determinare le modalità con cui questo metodo viene usato. E la natura del soggetto è quella di avere la ragione.

Esempio: se una persona si traveste con un’armatura, in un periodo lontano dal carnevale, per timore di essere aggredita dai suoi soliti amici, non potendo dimostrare che ciò non avverrà. Sarebbe un atteggiamento irragionevole.

Esempio 2: usare il megafono di un transatlantico in un’aula perché si ha la voce rauca. Lo si farebbe per una ragione, ma quest’ultima sarebbe inadeguata e perciò anche questo atteggiamento è irragionevole. Su un transatlantico la ragione sarebbe adeguata.

Il ragionevole appare tale quando l’atteggiamento dell’uomo ha ragioni adeguate.

Se la ragione è rendersi conto della realtà, il suo sforzo ha bisogno di salvare l’esigenza della ragionevolezza, ossia che il confronto con la realtà sviluppato secondo ragioni adeguate.

È il corrispettivo, dal punto di vista del soggetto, di quello che abbiamo detto dell’oggetto:

  • è l’oggetto che determina il metodo!
  • è la natura del soggetto che determina la modalità con cui questo metodo viene usato!

Uso riduttivo della ragione

Riduzione alla dimostrabilità

Spesso il razionale viene identificato con il dimostrabile, nel senso stretto della parola. Ora non è vero che l’esperienza umana del ragionevole sia contenuta in questa identificazione.

È vero che il ragionevole sia curioso e vuole dimostrare ogni cosa, ma non è vero che ragionevole sia identico a dimostrabile. La capacità di dimostrare è solo un aspetto del ragionevole.

Dimostrare vuol dire ripercorrere tutti i passi di un procedimento, ma questo non esaurisce il ragionevole perché proprio gli aspetti originali più interessanti della realtà non sono dimostrabili.

Esempio 1: L’uomo non può dimostrare come esistano le cose, e la risposta a questo interrogativo è sommamente interessante per l’uomo.
Esempio 2: Se anche qualcuno dimostra che un tavolo è fatto di un materiale che ha una determinata composizione, non potrà mai però ripercorrere tutti i passaggi per cui quel tavolo esiste.

Riduzione alla logica

Il ragionevole neppure si identifica con il logico. La logica è un ideale di coerenza: ipotizzate delle premesse, svolgetele coerentemente e avrete una «logica». Se le premesse sono errate, la logica darà un risultato sbagliato.

Il problema davvero interessante per l’uomo non è la logica – gioco affascinante -; non è la dimostrazione – invitante curiosità -: il problema interessante per l’uomo è aderire alla realtà, rendersi conto della realtà.

Che una madre voglia bene al figlio non costituisce il termine di un procedimento logico: è una evidenza o una certezza che è ragionevole affermare.

La capacità di logica, di coerenza, di dimostrazione non sono altro che strumenti della ragionevolezza, strumenti al servizio di una mano più grande, dell’ampiezza di un cuore che li utilizza.

Anche la ragione può essere usata irragionevolmente. Per questo il focus è sul termine “ragionevolezza”.

Storia: un professore di filosofia ateo riteneva che fede e ragione sono in contrasto tra loro e che si può conoscere solo ciò che si può dimostrare, così Don Giussani gli chiede: «Io non sono mai stato in America, ma sono sicurissimo che l’America c’è. È ragionevole?». Il professore rispose “no”.

Per quel prof la ragione è “misura” delle cose, fenomeno che si avvera solo quando c’è una diretta dimostrabilità.

Diversità di procedimenti

La ragione, come capacità di rendersi conto del reale e dei valori, per conoscere certe cose segue un certo metodo, per conoscere altri tipi di verità segue un altro metodo.

  • Verità matematiche: fatte di formule
  • Verità scientifiche: fatte di esperimenti
  • Verità filosofiche: fatte di ragionamenti

Ci sono poi le più importanti: la Verità morali, che vedremo in seguito.
Insomma il metodo è imposto dall’oggetto!

Esempio: non mi fermo a costruire e risolvere formule per capire che la donna ha gli stessi diritti dell’uomo.

Tanta filosofia moderna ha ridotto la ragione a una sola mossa, la “logica”, o a una certa capacità di “dimostrazione empirica”.

La ragione, invece, è molto più vasta: è vita, è una vita di fronte alla complessità e alla molteplicità della realtà, di fronte alla ricchezza del reale. La ragione è agile, va da tutte le parti, percorre tante strade.

La ragione implica diversi metodi, o procedimenti, o processi, secondo il tipo degli oggetti; non ha un metodo unico, è polivalente, ricca, agile e mobile.

Se non si tiene conto di questo si possono fare errori gravi.

Gente esperta in campo filosofico o teologico, se pretende affermare una verità in campo scientifico, può incorrere nell’errore commesso da alcuni signori del Santo Uffizio con Galileo Galilei: hanno preteso di far dire alla Bibbia quello che la Bibbia non aveva nessuna intenzione di dire, perché la Bibbia non voleva per nulla definire la struttura del cosmo, e parlava secondo la mentalità della gente del suo tempo; ciò che a essa premeva era affermare valori religiosi ed etici.

Un procedimento particolarmente importante

Io posso dire con certezza: «mia madre mi vuole bene». Una verità come questa è molto più importante della verità scientifica secondo la quale la terra gira intorno al sole.

Se uno mi dicesse: «dimostramelo!», con che metodo glie lo dimostro?

  • ragionandoci sopra?
  • con formule di geometria?
  • con il metodo scientifico?

Non è possibile. Ci sono realtà e valori la cui conoscenza non rientra nei tre metodi menzionati e nessuno può negare che possa essere ragionevole una certezza acquisita al riguardo.

Sono i valori che riguardano l’umano comportamento non nel suo aspetto meccanico, identificabile con la psicologia e la sociologia, ma nel suo aspetto di significato.

Se tu ti puoi fidare di un uomo: la conoscenza di questo valore non si può raggiungere con i metodi di cui abbiamo parlato.

Un ambito di realtà di cui la nostra coscienza può rendersi conto è dunque il campo delle verità morali; morali nel senso etimologico, in quanto cioè definiscono l’umano comportamento.

Pretendere di definire l’umano comportamento attraverso il metodo scientifico non sarebbe un processo adeguato.

Esempio 1: Se mia madre mi serve un piatto di pasta e io le dico che voglio prima fare un’analisi chimica per accertarmi che non ci sia dentro del veleno, lei chiamerebbe uno psichiatra. La sicurezza che mia madre non voglia avvelenarmi c’è, indipendentemente dall’analisi chimica.

Esempio 2: Se dovessimo analizzare lo stato psicofisico del tramviere ad ogni fermata del tram, per rassicurare le persone che devono salirci, quel tram ci metterebbe un anno per attraversare la città di Milano.

Matematiche, scienze, filosofia sono necessarie per l’evoluzione dell’uomo. Ma uno potrebbe vivere benissimo senza la filosofia, senza sapere che la terra gira intorno al sole: l’uomo non può vivere invece senza le certezze morali, senza poter dare giudizi di certezza sul comportamento che l’altro ha verso di lui.

Tanto è vero che l’incertezza dei rapporti è uno dei malanni della nostra epoca, incominciando dalla famiglia. Si vive con una tale insicurezza nella trama delle relazioni, che non si costruisce più l’umano.

Si costruiscono grattacieli, bombe atomiche, sistemi di filosofia sottilissimi, ma non l’umano, perché esso è nei rapporti.

La natura in certi campi ha creato un metodo, un cammino, un tipo di svolgimento lento che richiede anche secoli o millenni. Invece per le certezze nei rapporti ci è stato dato un metodo velocissimo, quasi più una intuizione che un processo, perché l’uomo ne ha bisogno per vivere sull’istante.

Questo metodo è paragonabile a quello del genio o dell’artista: essi da segni arrivano alla percezione del vero. Quando Newton vide cadere la mela, quello fu un segno che fece balenare la grande ipotesi. Il genio da un piccolo segno induce una intuizione universale.

Il metodo con cui capisco che mia madre mi vuole bene, attraverso cui sono certo che molti mi sono amici, non è fissato meccanicamente, ma è intuito dalla intelligenza come unico senso ragionevole, unico motivo adeguato, per spiegare la convergenza di determinati «segni».

La dimostrazione per una certezza morale è un complesso di indizi il cui unico senso adeguato, il cui unico motivo adeguato, la cui unica lettura ragionevole è quella certezza.

2 rilievi importanti: 

  • Io sarò tanto più abilitato ad aver certezza su di te, quanto più sto attento alla tua vita, cioè condivido la tua vita, perché i segni si moltiplicano. Ad esempio nel Vangelo chi ha potuto capire che di Gesù bisognava avere fiducia? Non la folla che andava a farsi guarire, ma chi andò dietro e condivise la sua vita.
  • Tanto più avrò umanità in me, tanto più posso scoprire fino a che punto posso fidarmi della tua umanità. Un detto superficiale dice: “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. L’uomo insicuro non si fida nemmeno di sua madre. Quanto più uno è forte e sicuro, quanto più è veramente uomo, tanto più è capace di fidarsi, perché intuisce i motivi adeguati per credere in un altro. È come se l’uomo facesse un confronto con la propria esperienza elementare, con il proprio cuore, e dicesse: fino a qui corrisponde, e perciò è vero, e mi posso fidare.

Un’applicazione del metodo della certezza morale: la fede

Cos’è la fede? È aderire a quello che afferma un altro. Ciò può essere irragionevole, se non ci sono motivi adeguati; è ragionevole se ci sono. Se io ho raggiunto la certezza che una persona sa quel che dice e non mi inganna, allora ripetere con certezza ciò che essa dice con certezza è coerenza con me stesso.

Posso raggiungere certezza sulla sincerità e sulla capacità di una persona proprio attraverso il procedimento della certezza morale.

Senza il metodo di conoscenza della fede non ci sarebbe sviluppo umano. Se l’unica ragionevolezza fosse nella evidenza immediata o personalmente dimostrata, l’uomo non potrebbe più procedere, perché ognuno dovrebbe rifare tutti i processi da capo, saremmo sempre trogloditi.

Il problema della certezza morale è il problema capitale della vita.
Gli altri 3 metodi rappresentano uno slancio nuovo solo in forza di questo quarto metodo.

Riepilogo

L’oggetto di uno studio esige realismo, il metodo è imposto dall’oggetto; ma concomitante e complementare a questo occorre che si rispetti l’esigenza della natura dell’uomo che è la ragionevolezza: avere motivi adeguati.

Non posso essere sicuro del comportamento dell’uomo applicando il metodo scientifico perché ciò è irragionevole, non ha motivi adeguati come dimostra l’osservazione dell’esperienza.

Inversamente, raggiungere la certezza sull’umano comportamento può benissimo avere motivi adeguati e perciò avvenire con estrema ragionevolezza. Parliamo della nostra vita più interessante, quella dei rapporti, ma anche delle scoperte fatte con altri metodi.

E se ci sbagliassimo? L’uomo può sbagliare nell’usare il metodo scientifico, o il metodo filosofico, o il metodo matematico. Così si può sbagliare nello stabilire un giudizio di certezza sul comportamento umano.

Ciò non toglie il fatto che col metodo scientifico si possono raggiungere certezze; e così con il metodo della conoscenza «morale»!

Per comprendere meglio la premessa della ragionevolezza è possibile ascoltare la spiegazione dalla viva voce di don Luigi Giussani, cliccando sul pulsante play in basso.

Punti chiave

  • Ragione: capacità di rendersi conto del reale secondo la totalità dei suoi fattori.
  • Ragionevole: quando l’atteggiamento dell’uomo ha ragioni adeguate.
  • Uso riduttivo della ragione: dimostrabilità e logica.
  • Verità morali: sono più importanti di quelle scientifiche (esperimenti), matematiche (formule) e filosofiche (ragionamenti) perché non riguardano l’umano comportamento nel suo aspetto meccanico, bensì nel suo aspetto di significato. Senza di esse non potremmo vivere!
  • L’intuito legge i segni: il metodo con cui capisco che mia madre mi vuole bene non è fissato meccanicamente, ma è intuito dall’intelligenza come unico senso ragionevole, unico motivo adeguato, per spiegare la convergenza di determinati «segni».
  • Il metodo di conoscenza della fede: è ragionevole aderire a quello che afferma un altro se ci sono motivi adeguati. Senza di esso non ci sarebbe sviluppo umano.
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